Vai al contenuto

AL TEATRO ITALIA VA IN SCENA LA FARSA DEL SUPER BONUS

Lo Stato ha come obiettivo il miglioramento del livello di efficienza energetica nelle case degli italiani. Ma il super bonus 110%, con i suoi tira e molla, è diventato sempre più confusionario.

A Teatro Italia va in scena da mesi uno spettacolo che fatica a farsi capire. Gli attori sono lo Stato, i cittadini, il comparto edile e i tecnici che asseverano con granitico cipiglio. Tutti insieme recitano partendo da un canovaccio: il super bonus 110%. E in una magistrale interpretazione si passa dal romantico al ridicolo. Se nel primo atto lo spettatore si lascia travolgere dalla generosità delle star in scena, nel secondo gli vien voglia di farsi ripagare il biglietto per intero. Vediamo il perché.

Lo Stato vuole migliorare il livello di efficienza energetica nelle case degli italiani. Per farlo chiede loro di pagare subito il quantum, per poi recuperarlo in cinque anni, oppure di cedere il proprio credito a una finanziaria. In platea qualcuno comincia ad alzare un ciglio. Ne avrebbe ben ragione. Nei fatti il cittadino crede di poter migliorare la propria dimora, guadagnandoci anche qualcosina. Dal canto suo, il comparto edile fiuta l’affare, che si concretizza in una serie di lavori garantiti a prezzi più vantaggiosi rispetto al passato: una circostanza ben accetta al cliente perché, non pagando alcunché, non ha interesse a verificare i prezzi né a chiedere uno sconto. Un significativo aumento dell’attività e dei conseguenti guadagni convince anche i professionisti del settore. Fin qui lo Stato, grazie al super bonus 110%, ristruttura gratuitamente la casa dei cittadini, aiutando il comparto edile e i suoi professionisti a ripartire. Partono i primi applausi.

Nel secondo atto entra in scena un quinto attore: la confusione. Da questo momento si interpone un denso strato di nebbia fra lo Stato e il cittadino. Mentre il primo seguita a modificare le norme rendendole più complesse (tra l’altro con tempi lunghissimi), il secondo si accorge della mastodontica burocrazia ossia di rischiare davvero grosso. Da una infima difformità di procedura, infatti, gli si potrebbe ritorcere contro l’intero costo dell’opera. Scopre inoltre che questo donativo da parte dello Stato non è affatto gratuito: i prezzi delle materie prime occorrenti agli interventi edilizi sono schizzati alle stelle; di conseguenza, la differenza fra i valori di mercato e i massimali (questi ultimi definiti dallo Stato) non potrà che essere a carico dello spettatore, del cittadino.
Al terzo atto qualcuno ferma lo spettacolo urlando: «Stiamo drogando l’edilizia!». Draghi riabbassa il ciglio. Alcuni sciagurati continuano ad applaudire.

Matteo Grossi
LA RAGIONE