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ALZARE LE NOSTRE DIFESE DIGITALI

Continuano gli attacchi di hacker filorussi –

Negli ultimi anni gli attacchi informatici in Italia sono aumentati significativamente, con un impatto particolare sul settore governativo, su quello militare e sulla pubblica amministrazione. In particolare c’è stato un incremento delle intrusioni nei siti web delle nostre istituzioni pubbliche, con minacce provenienti da gruppi hacker filorussi. Sebbene il Quirinale abbia smentito di essere stato colpito, la sicurezza informatica del Paese è oramai una questione cruciale. L’Italia ha fatto progressi nella protezione cibernetica, ma gli attacchi subiti dimostrano che la difesa dei dati pubblici e delle infrastrutture digitali rimane vulnerabile. Il problema è di natura non soltanto tecnologica ma anche culturale: spesso investire denari in sicurezza informatica viene visto più come una spesa che come una necessità strategica.
Gli attacchi informatici non si limitano al blocco di siti web: possono compromettere dati sensibili, interrompere servizi essenziali, influenzare dinamiche politiche ed economiche. Con l’accelerazione della digitalizzazione della pubblica amministrazione, un attacco andato a buon fine potrebbe avere conseguenze disastrose, tra cui furti di identità e blackout di intere reti. Per affrontare questa sfida, l’Italia deve rafforzare le proprie difese con investimenti mirati, personale qualificato e una maggiore collaborazione internazionale. Non basta rispondere agli attacchi: è fondamentale prevenire e anticipare le minacce, qualora si manifestassero.
La domanda centrale è: riusciranno il governo e le istituzioni a colmare queste lacune prima che sia troppo tardi?
Dipende da quanto il tema verrà preso sul serio. Da un lato, il governo ha riconosciuto la crescente minaccia cibernetica e ha istituito l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn), con l’obiettivo di rafforzare le difese digitali. Dall’altro, il problema resta complesso: gli attacchi sono sempre più sofisticati e il settore pubblico fatica a tenere il passo con l’evoluzione tecnologica. Corrado Giustozzi, esperto e docente di cybersecurity, ha sottolineato come la pubblica amministrazione si trovi a fronteggiare minacce digitali sempre più complicate e pericolose, evidenziando la necessità di un cambiamento culturale e organizzativo per affrontare efficacemente queste sfide. Inoltre, la formazione degli operatori pubblici sulla sicurezza informatica è spesso insufficiente, aumentando la vulnerabilità di molte istituzioni.
Se le risorse verranno investite in modo oculato e se si rafforzerà la cultura della cybersecurity a tutti i livelli, l’Italia potrà migliorare significativamente la sua resilienza digitale. Tuttavia, se il tema continuerà a esser trattato solo con interventi d’emergenza, le falle nel sistema continueranno a esporre il Paese a rischi sempre maggiori. Confidiamo dunque che il governo sappia utilizzare in modo efficace le risorse stanziate per rafforzare la sicurezza informatica: 715 milioni di euro, di cui 376 provenienti dal Pnrr e 339 dalla Strategia nazionale per la cybersecurity. A questi si aggiungono ulteriori 347 milioni di euro per il triennio 2024-2026, con l’obiettivo di potenziare la resilienza cibernetica delle amministrazioni pubbliche e promuovere una maggiore autonomia tecnologica.

Matteo Grossi
Scritto per La Ragione