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ANGELI E SCIACALLI

Le associazioni e le fondazioni che, spesso macinando chilometri e solo facendo conto sui propri mezzi, si adoperano in tutti i modi per mettere in salvo chi scappa dalla guerra non devono certo candidarsi a qualsivoglia elezione politica. La loro attività di volontariato è totalmente solidaristica e nulla chiede in contropartita. Fanno parte di un’Italia, quella sana e solidale, che sente il bisogno di fare invece di ricevere, sempre, un qualcosa in cambio. Dall’inizio della brutale guerra si avvicinano al confine ucraino per consegnare viveri, abbigliamento e medicinali; usano tutti i mezzi che hanno a disposizione per riuscire a trasportare le vittime del conflitto verso Paesi in pace e sicuri. Nel frattempo un’altra parte del nostroPaese – quella bieca e truffaldina – su quello stesso confine mette in luce il peggio, il frutto marcio di questa nostra civiltà. Sono a tutti gli effetti sciacalli che, assecondando il dolore per trarne vantaggio, vendono assai caro il viaggio verso l’Italia. Sono sfruttatori professionisti che approfittano della guerra, istruendo una sorta di ignobile commercio clandestino in cui le merci sono esseri umani dolenti, spesso ridotti allo stremo. Altri, invece, amano la luce del sole. Organizzano conferenze stampa prima di partire e appiccicano granitici simboli elettorali su maestosi pullman bianchi. Anche loro sfruttano il momento. Non lo fanno certo per un debito di umanità nei confronti di chi ha perso tutto: puntano sulla propaganda in vista delle prossime elezioni politiche. Se i suddetti volontari agiscono per puro e meritevole senso di dovere civico, se gli sciacalli sono degni del nostro più assoluto disprezzo, sicuramente questi ultimi hanno come unico obiettivo quello di ricavare un nuovo consenso elettorale. Colgono al balzo – sulla pelle di chi soffre, tutto ha perduto e nulla ha più con cui difendersi – una nuova opportunità politica. I nostri vecchi dicevano che a causa delle guerre cambiano spesso e volentieri molte cose. È vero. Le guerre incidono profondamente su consolidati processi produttivi, sugli equilibri economici, politici, finanziari delle nazioni in lotta e soprattutto sulle vite delle persone che si trovano a esserne vittime. Sicuramente nessuna guerra cambierà mai i vizi dei profittatori. È orrendo scriverlo, figuriamoci viverlo.

Matteo Grossi

La Ragione