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ANNUNCI E TROPPA FACILONERIA

La scuola del Made in Italy non è riuscita a nascere –

Non hanno fatto neppure in tempo a scadere i termini a disposizione dei dirigenti scolastici per inserire il Liceo del Made in Italy nell’offerta formativa, che sono stati immediatamente prorogati di tre giorni. È sempre questione di tempo, se si arriva tardi poi l’unica salvezza è la proroga. Eppure questo nuovo liceo, inserito all’interno di una riforma mascherata, doveva essere il frutto di una rivoluzione scolastica. Si parlava di un liceo che dovesse formare le professioni necessarie alle filiere strategiche (abbigliamento e moda, addirittura arredo, ceramica e settori innovativi come l’aerospazio) e invece l’offerta – rivolta a 400 istituti scolastici – è stata accolta solamente da pochi. Sono pochissime le scuole che hanno aderito alla proposta del Ministero dell’Istruzione e del Merito, forse (dicono) il 25%.
L’idea di istituire un liceo in grado di valorizzare, promuovere e tutelare le eccellenze italiane era stata annunciata in pompa magna nove mesi fa dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni mentre visitava a Verona il Salone internazionale dei vini e distillati, ovvero il Vinitaly.
Tuttavia a oggi di questo nuovo liceo si sa poco e in quel poco vi si trovano parecchie incertezze: dal percorso che vede in programma solamente i primi due anni di studio alle risorse a disposizione per completare il percorso scolastico (forse quadriennale, forse quinquennale). La diffidenza verso questa nuova esperienza cresce soprattutto per le criticità: un organico al momento ancora ufficioso, i libri di testo ancora da scegliere e un’assenza di indicazioni a livello nazionale. Per avviare un nuovo percorso sarebbe stato utile un confronto all’interno del collegio docenti per capire cosa e come insegnare. Tutti fattori che lasciano pensare a un flop oppure a uno spot perché fatto di corsa e senza una vera e propria struttura. E come accade per tutte le cose fatte in nome della propaganda, finiscono poi per andare in dispregio. Pertanto l’iscrizione a scatola chiusa offerta dal governo è stata declinata sia dalle famiglie sia dai docenti e dai dirigenti.
Spostare avanti nel tempo il termine per valutare la proposta dei ministri Valditara e D’Urso ci ha messo a conoscenza della faciloneria con cui viene organizzato il futuro della scuola e degli studenti. Le scuole hanno atteso un regolamento che doveva stabilire nello specifico la struttura e gli obiettivi del nuovo liceo del Made in Italy ma la scadenza, prorogata, è anch’essa sopraggiunta. Nulla è cambiato sotto il sole. Il tempo, che solitamente tutto ag-giusta, questa volta non ha collaborato. Per il momento c’è soltanto una cosa buona per non infischiarsene: la scuola ha ricominciato a bocciare. Evviva.

Matteo Grossi
Scritto per La Ragione