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AVVIATO NON RIMA CON REALIZZATO

Procedure di esproprio per il ponte sullo Stretto di Messina –

Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha annunciato che «è stato avviato il procedimento relativo agli espropri nella zona del Ponte sullo Stretto» e che «l’apertura dei lavori è prevista per il giorno 16 aprile alle ore 11». Assumere toni di superiorità mentre si risponde alle interrogazioni dei parlamentari e – nel contempo – affrettare le procedure di inizio dei lavori solo per sembrare credibile agli occhi degli elettori (e così agguantare più voti), credo possa servire soltanto a insultare le intelligenze altrui. È evidente che l’accelerazione mediatica non aiuta a procedere, se non per imboccare la strada della campagna elettorale. Ma non aiuta neppure ad avere una disamina accurata di ciò che si vuole compiere.
L’esproprio è un istituto previsto dalla legge che viene utilizzato per realizzare le infrastrutture di interesse pubblico. Se apriamo la Costituzione italiana, all’articolo 42 comma 3 possiamo leggere che «la proprietà privata può essere, nei casi previsti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale». Per poter attraversare lo Stretto di Messina il cammino è comunque ancora lungo. La strada è lastricata di insidie e resistenze dovute alla burocrazia, che è assai più lunga del ponte stesso.
Prima di passare agli espropri – come vorrebbe Salvini – è però fondamentale aspettare l’approvazione del progetto definitivo e ciò non può avvenire prima che sia concluso l’iter burocratico della Conferenza dei Servizi che potrà rilasciare i cosiddetti “atti di assenso”. A seguire si dovrà attendere l’esito positivo della Commissione Via (Valutazione d’impatto ambientale), che coinvolge una serie di misure volte a individuare gli effetti possibili sugli ambienti. Si tratta di un’analisi preventiva valida per infrastrutture quali aeroporti, ferrovie, elettrodotti e – appunto – ponti. Scadrà il 13 aprile. Successivamente si affronterà il Cipess (Comitato interministeriale per la Programmazione economica e lo Sviluppo soste-nibile) per poi attendere 60 giorni per sapere se il progetto potrà essere approvato.
Solamente se tutto risultasse in regola dopo questi passaggi, il progetto potrà essere dichiarato di pubblica utilità e si potrà dunque procedere con gli espropri.
Le famiglie che dovranno lasciare le proprie abitazioni sono circa 450 (300 in Sicilia e 150 in Calabria), per un totale di 3,7 milioni di metri quadri da liberare. Gli animi dei residenti e dei proprietari degli immobili si sono già scaldati. A ogni buon conto, per 60 giorni a partire da ieri i soggetti i cui beni sono interessati dalle procedure espropriative potranno rivolgersi al personale tecnico negli sportelli informativi messi a disposizione dai Comuni di Messina e Villa San Giovanni. Sono già alcune decine le associazioni e i singoli cittadini che faranno ricorso nei rispettivi Tribunali amministrativi regionali e questo allungherebbe non di poco l’apertura dei cantieri.
Non siamo a dirvi che il Ponte sullo Stretto non s’ha da fare. Siamo però a mettervi a conoscenza che vi è una distanza fra il ponte e le elezioni europee che si chiama tempo. E va rispettato, non sbeffeggiato.

Matteo Grossi
Scritto per La Ragione