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BANDOLERO LOMBARDO

Il PRNN, che doveva rimettere in piedi i Comuni in gran velocità, è finito per diventare un’odissea per chi gestisce la cosa pubblica. Se all’inizio è stato applaudito dai sindaci perché concepito come un’opportunità imperdibile di sviluppo e investimento, oggi si rivela un ostacolo alla crescita. Vista la sua complessità anche burocratica, si ritorna alle origini prendendo in considerazione gli strumenti regionali di finanza “agevolata”. E qui l’inghippo sta nella gestione dei bandi e nelle relative domande. La Regione dovrebbe agevolare i Comuni più piccoli, scelta sensata per non far rimanere indietro nessuno e crescere tutti assieme. Eppure accade spesso che ci si dimentichi proprio di loro (che sono la benzina) per occuparsi soltanto delle grandi città (quelle che la consumano). Prendiamo in considerazione la Regione Lombardia: 1.509 Comuni, dei quali 1.041 sono considerati piccoli perché sotto i 5mila abitanti. Soltanto 15 amministrazioni ne hanno più di 50mila. Consideriamo ora l’ultimo bando regionale denominato “Dotazioni Polizia municipale”: prevede una restrizione importante dei beneficiari perché si rivolge solo ai Comuni che hanno in organico almeno tre vigili. Inoltre vengono premiate le costituzioni di unioni, con l’onere di dover identificare e convincere un Comune capofila per far sì che si assuma la responsabilità dell’intero contributo. Il bando prevede al massimo un finanziamento all’80 per cento e un minimo al 50 per cento; considerato che dei 1.041 Comuni una trentina sono commissariati, quanti altri hanno la possibilità economica di cofinanziare la spesa? E inoltre: perché chi ha il vigile in convenzione con altri Comuni non può partecipare? Tranne le grandi città, tutti i Comuni lombardi si trovano in queste condizioni.
I Comuni non sono organizzati, in carenza di personale si trovano a dover rifiutare i bandi per questione di tempo e denaro. Nessun bando prevede di potersi dotare di aiuti esterni quali associazioni con finalità e proponimenti costruttivi per la gestione perché nel costo non è prevista alcuna rendicontabilità. Per un’amministrazione regionale che per cinque anni ha puntato tutto sulla sicurezza (senza esser riuscita a fare sicurezza) è un caso da studiare e subito dimenticare.

Matteo Grossi

Scritto per La Ragione