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BUONI PASTO AI DIPENDENTI IN VACANZA

Cassazione dixit –

Tra difendere il diritto alla pausa caffè prolungata e proporre il bonus yoga in ufficio, i sindacati somigliano più a dei personal trainer che non a rappresentanti dei lavoratori. Eppure c’é stato un tempo, soprattutto nel corso del Novecento, in cui hanno assunto un ruolo fondamentale nella lotta per la conquista di diritti che oggi diamo per scontati. Il fatto che in questi giorni abbiano accolto con favore l’ordinanza della Corte di Cassazione, che si è espressa riconoscendo il diritto dei lavoratori dipendenti a ricevere i buoni pasto anche durante il periodo di ferie, potrebbe essere un segnale di vita ma palesa invece quanto siano ormai lontani dai bisogni reali.
L’ordinanza in questione è la n. 25840/2024 e afferma che «La retribuzione dovuta per il periodo di godimento delle ferie deve comprendere qualsiasi importo economico previsto nella ordinaria esecuzione delle mansioni come indennità varie ed anche i buoni pasto». Questo perché, sostengono i giudici, «una retribuzione inferiore e quindi disincentivante durante le ferie spingerebbe i lavoratori a rinunciare al periodo feriale con conseguente abbassamento dei livelli di salute e sicurezza». In soldoni, il datore di lavoro dovrà estendere ai suoi dipendenti i buoni pasto anche quando si trovano in spiaggia o si rilassano in montagna.
L’ennesimo onere finanziario che ricade a carico sia degli imprenditori privati sia della pubblica amministrazione e cioè di tutti noi contribuenti.

Matteo Grossi
Scritto per La Ragione