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PROGETTI E RITARDI

COMUNI E PNRR

Ammonta a 191,5 miliardi di euro la somma approvata nel 2021 dalla Commissione europea, che dovrebbe essere conferita all’Italia con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, peggio conosciuto con l’impronunciabile acronimo Pnrr. Il piano prevede riforme normative e investimenti economici da realizzare tassativamente entro e non oltre il 2026. La sfida è suddivisa in sei missioni: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo (40,29 miliardi); rivoluzione verde e transizione ecologica (59,46 miliardi); infrastrutture per una mobilità sostenibile (25,4 miliardi); istruzione e ricerca (30,88 miliardi); inclusione e coesione (19,85 miliardi); salute (15,63 miliardi). In questi giorni, mentre il governo si è svegliato da un lungo sonno, giunto com’è alla consapevolezza  che  molte  cose  rimarranno solo un pio sogno, ci rendiamo conto di aver speso solo il 6% di quello che si sarebbe potuto paragonare al Piano Marshall del dopoguerra. Al contrario, tutto fa supporre di trovarci di fronte a una Caporetto, dal momento che siamo in ritardo su tutti i progetti avviati, senza contare quelli fermi ai nastri di partenza. Del resto, non abbiamo  mai  nascosto  che  questo  nostro Belpaese ha sempre avuto più di un problema nello spendere i fondi europei. In tal senso, la nostra storia è ben chiara, e non stupisce la difficoltà nell’intercettarli e l’incapacità di trasformarli in opere fattive. Per tutto quello che d’ora in poi potrà accadere, ne andrà della nostra reputazione.  Lo stesso, non mi stupisce finanche l’atteggiamento del nostro governo che, puntualmente, ci rammenta come la colpa a qualcun altro bisogna pur darla. Infatti, ho come l’impressione che, presto o tardi, possa ricadere sulle nostre amministrazioni locali. Alcuni giorni fa, tramite un’apposita circolare, i sindaci d’Italia sono stati sollecitati dal Ministero degli Interni affinché pongano rimedio al ritardo relativo alla programmazione  della  gestione  spese  sul  ReGis (piattaforma per le Amministrazioni per resocontare i progetti Pnrr), ai mandati quietanzati e ai giustificativi di spese. In Italia sono circa 52mila i progetti finanziati e a oggi non caricati sul portale. Il problema è sempre il solito: manca il personale interno, e per avvalersi di quelli esterni bisogna avere i soldi in cassa. Nel  concreto  capita  che  in  una  città  del Nord fatta oggetto di finanziamenti pari a 42 milioni di euro a fondo perduto, quegli stessi non possano essere utilizzabili perché non si ha personale in grado di mettere in atto una procedura, inserire i dati e quindi rendicontare. La città in questione non ha in cassa neppure gli 80mila euro per affidare iL tutto a una società esterna. Questa è l’Italia di oggi, di ieri e, a meno che non cambi davvero qualcosa, la stessa di domani.

Matteo Grossi

La Ragione