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CHIUDERLI E’ UNA SCONFITTA

Musei, personale e orari –

Quando una cosa ha valore bisogna farla conoscere, soprattutto se è pubblica. Nella grande città o nel paese più piccolo, che sia un monumento oppure un museo, il tesoro artistico dev’essere accessibile e a disposizione di tutti. Da qualche giorno si discute della decisione presa dal sindaco di Milano Giuseppe Sala che, assieme alla propria giunta comunale, ha ridotto gli orari al pubblico di quattro musei della città meneghina: Museo Archeologico, Museo del Risorgimento, Palazzo Morando e Casa Boschi Di Stefano. La giustificazione? Manca il personale. Il subbuglio – si dice – deriva dagli orari e, secondo l’opposizione, a rimetterci saranno i turisti che dovranno adattarsi a quelli nuovi: al mattino si aprirà un’ora dopo e al pomeriggio si chiuderà quattro ore prima, ovvero alle 13,30. E qui nasce un dilemma: i musei riducono gli orari perché non si hanno i soldi per pagare il personale oppure non si hanno i soldi per pagare il personale perché si riducono gli orari dei musei? In un Paese come l’Italia, del quale continuiamo a raccontarci essere il più bello e artisticamente il più ricco del mondo, in cui il turismo porta alle casse dello Stato qualcosa come 90 miliardi di euro (dati Istat) con un valore aggiunto pari al 6% del Prodotto interno lordo, i musei non dovrebbero chiudere mai. È d’obbligo pertanto ripensare gli orari, non soltanto per i turisti ma anche per coloro che per buona parte della giornata sono impegnati a lavorare. E necessario, inoltre, pubblicizzarli nelle scuole affinché la mattina siano le scolaresche a frequentarli mentre al pomeriggio cittadini e turisti vi possano accedere anche dopo cena, magari fino a mezzanotte. Quest’anno il 56,6% degli studenti hanno scelto l’indirizzo liceale e saranno presenti in 703 istituti: classico (6,2%), artistico (5,5%) e turistico (2,8%). Gli studenti che potrebbero intraprendere la carriera di guida turistica, anche senza laurearsi, sono il 14,5%. Un bel potenziale che dev’essere attratto e spronato a lavorare a contatto con l’arte, dal momento che le bellezze da raccontare ai turisti ce le abbiamo sotto casa. Con un buon investimento si potrà rimediare a quanto, in queste ore, rende Milano e l’Italia stessa un Paese di sprovveduti che non sanno valorizzare la propria arte. Se sapremo raccogliere la sfida, il nostro patrimonio monumentale potrà diventare il volano per lo sviluppo economico e culturale del Paese.

Matteo Grossi

Scritto per La Ragione