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DAL PUTIN PUB ALL’INSEGNA DELLO ZELENSKY PUB

A Gerusalemme
L’avversione del mondo intero all’aggressione da parte del Cremlino ai danni dell’Ucraina assume impensabili ed originali modalità.
La comunità russa che stabilmente vive in Israele, conta attualmente oltre un milione di persone. Vi sono giunti, nella stragrande maggioranza, dopo il crollo dell’Unione Sovietica. A Gerusalemme, la capitale, il quindici per cento della popolazione è di origine russo-ebraica, tant’è che la città stessa viene appellata “la seconda Mosca”.
Nel cuore di Gerusalemme, a pochi passi dalla piazza del Municipio, esattamente in Jaffa Street, da oltre vent’anni, è attivo un locale molto rinomato e frequentatissimo non solo dai residenti di origine russa, ma anche da occasionali turisti europei ed, in particolare, ucraini: il “Putin Pub”. E’ un nome divenuto a tutti gli effetti troppo ingombrante dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Di conseguenza, il gestore del famoso punto di ritrovo, decide di assumere un’inequivocabile posizione. Ha un urgente bisogno: prendere pubblicamente le distanze da un agire politico che sente di non appartenergli, condannare con un atto repentino e definitivo l’aggressione contro l’Ucraina. Presto, pochi giorni addietro, passa ai fatti. Prende la scala e, applaudito dai passanti e dai propri clienti, smonta l’insegna che da sempre connota il suo locale poiché lì, in quei luoghi, russi e ucraini sono un’unica comunità.
Ora si deve pensare a un nuovo nome da installare all’ingresso. Alcuni hanno già proposto “Zelensky Pub” in onore del presidente ucraino.

Matteo Grossi

LA RAGIONE