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DISCIPLINA PREZIOSA FRA I BANCHI

Educazione –

Non hanno ancora finito di suonare le campanelle delle scuole che già si discutono le maniere d’insegnamento applicate in un’aula come in un’altra. La retorica utilizzata da alcuni quotidiani per descrivere il rigore – secondo loro “militare” – imposto da qualcuno in classe serve soltanto a confermarci che vi sono insegnanti che con passione e impegno cercano di educare i nostri figli. Se ogni tipo di disciplina viene buttata in cronaca talché gli scolari vanno difesi sempre e comunque, allora abbiamo già dimenticato i recenti articoli di giornale sugli insegnanti che ricevevano spari di pallini di gomma nel sedere e i cestini della carta sulla testa. A parer mio, il metodo educativo del Liceo scientifico statale “Gaetano Salvemini” di Bari andrebbe analizzato in ogni suo dettaglio ed esportato in tutti gli istituti. Lì si vuole il silenzio nei corridoi, si chiede di raggiungere le aule assegnate in quattro minuti e, nel farlo, di mantenere la destra. E che cosa occorre fare se l’aula è ancora occupata dalla classe precedente? Aspettare che venga sgomberata, in fila indiana, vicino al muro. Sono le stesse regole che, personalmente, avevo all’asilo e alla scuola elementare (anzi, di più: noi dovevamo tenere le braccia conserte). E non sto certo a spiegarvi a cosa servisse al maestro il bastone lungo cinque metri. Siamo sopravvissuti tutti. Se queste regole vengono impartite oggi alle superiori è perché, chiaramente, prima erano assenti. Meglio tardi che mai.

Matteo Grossi

Scritto per La Ragione