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FU ANCHE DELL’ORGOGLIO GAY

Origini e declinazioni della froociaggine –

Non mi sono mai preoccupato di quello che può capitare in Vaticano nel corso di un incontro a porte chiuse ma dopo l’uscita del papa, forse un po’ troppo colorita, non nego che mi è sorta una certa curiosità che mi ha fatto immaginare di essere una mosca posata sul copricapo cardinalizio durante il conclave.
«Frociaggine» è l’espressione usata da Bergoglio, riferendosi alla presenza di gay nei seminari. Se a me ha suscitato stupore, in qualcun altro ha destato scalpore. Tuttavia c’è chi sostiene che, ammesso le cose siano andate davvero così, il papa avrebbe comunque usato il termine senza intenzioni discriminatorie ma più con l’idea di fare una battuta, non pienamente consapevole della sua accezione offensiva.
Per alcuni la parola “frocio” non sarebbe in effetti così discriminante: risalirebbe all’inizio del XIX secolo quando, durante l’occupazione francese di Roma, la parola français (francese) nella parlata popolare sarebbe diventata qualcosa di simile a “froscé”. Quindi sì dispregiativa, ma verso i soldati francesi e senza alcun riferimento agli orientamenti sessuali. Altre ipotesi, meno accreditate, vogliono invece che il termine derivi dall’espressione “frociare”, usata in alcuni dialetti italiani col significato di “fare le smorfie” (dunque riferendosi ad atteggiamenti effeminati che sarebbero associati agli omosessuali maschi), oppure dal latino flos (fiore) per riferirsi alla delicatezza e dunque a una mancanza di virilità.
Nel secolo scorso il termine entrò nel cinema e nella letteratura. In “Fracchia la belva umana” il commissario Auricchio (Lino Banfi) e le sue guardie vengono accolti con uno stornello oggi iconico: «A benvenuti a sti frocioni…». In “Ragazzi di vita”, scritto da Pier Paolo Pasolini, Alduccio e Begalone incontrano Riccetto e insieme cercano qualcuno da rimorchiare: «Trovano un froscio e il Riccetto li accompagna in un posto sicuro dove prostituirsi indisturbati…».
Tornando a noi, dalle file del Gay Pride si sono alzate molte critiche alla frase attribuita a Bergoglio: «Trovo assurdo che il capo di un’istituzione, per di più religiosa, si possa permettere di dire determinate cose» hanno protestato in diversi. Giusto, ma deve valere per tutti. Nel 2001 l’allora sindaco di Milano Gabriele Albertini, pur facendo propria la condanna di ogni forma di pregiudizio o discriminazione nei confronti delle persone omosessuali, decise di non concedere il patrocinio al Gay Pride. Poche ore dopo sotto Palazzo Marino si alzò un coro: «Albertini vieni giù che sei frocio pure tu».
Fortuna volle che il sindaco, considerato uno dei migliori nella storia di Milano, grazie al suo carattere buono e generoso accettò lo sfottò con il sorriso. Non è da tutti.

Matteo Grossi
Scritto per La Ragione