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I PROFUGHI NON DIVENTANO CLANDESTINI

Vocabolario – 

Negli ultimi anni, i partiti e i movimenti continuano a inaugurare scuole e corsi di educazione politica per la preparazione della classe dirigente. Sembra siano tornate di moda, tuttavia non si spiega su quali basi si insegni tale educazione. In questi giorni la Corte di Cassazione ha messo fine alla vicenda non troppo educata di Saronno, dove la Lega tappezzò la città di manifesti gialli con la scritta «Saronno non vuole clandestini». La vicenda risale al 2016, quando nella città brianzola era previsto l’arrivo di 32 profughi richiedenti asilo nell’ambito della redistribuzione territoriale decisa dall’allora ministro degli Interni Angelino Alfano.
Per la Cassazione, dunque, ‘clandestino’ non equivale a ‘profugo’, ma converge verso il reato di ‘molestia discrimi- natoria’, un comportamento idoneo a offendere la dignità della persona e a creare un clima umiliante, offensivo e dif- famante. Il dibattito lessicale per definire le persone che ogni giorno arrivano sulle coste del Mediterraneo si risolve prendendo in mano il dizionario. Nel farlo – che sia la volta buona per rispolverarlo – si scopre che le due definizioni non solo non sono sinonimi, ma neppure parenti. È importante conoscere il significato dei vocaboli se si appartiene a un partito politico, soprattutto se frequentato da giovani militanti. Se per il partito di Salvini quei manifesti erano l’espressione di un «libero pensiero politico», ecco trovato il tema della loro prossima lezione di politica.

Matteo Grossi

Scritto per La Ragione