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I ROBOT SONO GIA’ FRA NOI E NON DOBBIAMO AVERNE PAURA

NON SONO REPLICANTI MA AIUTANTI

La robotica punta ai massimi livelli industriali e potrebbe contribuire al Prodotto interno lordo europeo per 2.200 miliardi entro il 2030. A casa nostra il mercato è già a quota 1,2 miliardi di euro: un primato tutto italiano. La paura diffusa secondo cui l’automazione porterà ad una disoccupazione di massa – scenario apocalittico degno della dispotica visione de “Il mondo dei replicanti” di J. Mostow – non ha ragione d’essere. L’automazione appartiene al nostro quotidiano e la utilizziamo senza accorgercene: dalle stampanti 3D ai bancomat nei quali è possibile prelevare denaro per strada oppure alle casse automatiche nei supermercati. Anche le macchine agricole, robot seppur datati, hanno rimpiazzato prima gli animali e poi gli uomini, sostituendo alla fatica la salute.
Questa rivoluzione tecnologica è però percepita come una minaccia da molte categorie di lavoratori e sindacati. Dobbiamo superare le robofofia e anzi debellarla, ma prima è doveroso comprendere alcuni passaggi poiché non accettare la trasformazione delle professioni, che sono e saranno sempre più sofisticate, significa sbarrare la strada alle future generazioni. Se sostituisco con un robot tre operai che lavorano a ciclo continuo sarà ovvio il loro venir meno sul tradizionale luogo di lavoro ma è pur vero che inventare, disegnare, costruire, assemblare, programmare e collaudare il robot ci sarà bisogno di altrettanti lavoratori. Se poi pensiamo anche agli addetti alle riparazioni e riqualificazioni in opera, ci accorgiamo di quante persone in più potremmo impiegare nel mondo lavorativo. Questo vale anche per le casse automatiche nei supermercati e per i siti e-commerce. Certo, alcuni lavori moriranno ma altri sono già nati. Sarà bene farli crescere in salute.
E’ l’obiettivo lavorativo che si evolve, è l’ambizione che fa accrescere i risultati, è l’operaio che assumerà rinnovate specializzazioni. E’ soprattutto questo il momento di riqualificare le professioni meno specializzate, investendo nel capitale umano con continue formazioni. Tuttavia si deve cominciare dal sistema delle scuole professionali, oggi molto poco preparato alla velocità in cui sta cambiando il mondo attorno a noi. Non dobbiamo aver paura dei robot. Sono già tra noi.

Matteo Grossi
LA RAGIONE