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IL NASONE NON ARRIVA AL GOVERNO

Palazzo Chigi preferisce l’acqua in bottiglia a quella ottima dell’acquedotto romano –

Il recente acquisto di 100mila bottigliette di acqua per la Presidenza del Consiglio ha acceso il dibattito sulla gestione delle risorse pubbliche e sulla promozione della sostenibilità. Sappiamo tutti che Roma vanta un’acqua potabile fra le più buone al mondo. Da secoli cittadini e turisti riempiono le proprie borracce direttamente dalle fontane della città, un gesto che incarna l’autenticità e la qualità di un bene pubblico inestimabile.
Invece di valorizzare questo patrimonio, il governo Meloni ha deciso per un acquisto costoso e discutibile.
Chi ha passeggiato per la città eterna sa bene che è impossibile non notare i “nasoni”: i romani chiamano così le storiche fontanelle da cui sgorga acqua fresca (e gratuita). Nelle case, negli alberghi e un po’ ovunque si può tranquillamente riempire un bicchiere e bere senza problemi, vista l’eccellente qualità delle risorse idriche cittadine. Un servizio che pochi centri urbani al mondo possono vantare con tale abbondanza. Ecco perché questo elemento che caratterizza la Capitale non dovrebbe essere visto soltanto come un simbolo, ma semmai come un’opportunità concreta per incentivare pratiche sostenibili e ridurre il consumo della plastica. Negli ultimi anni il governo ha più volte sottolineato l’importanza della transizione ecologica, promuovendo campagne sulla sostenibilità e sulla riduzione dei rifiuti. Eppure, invece di dare il buon esempio, ora preferisce una fornitura privata di bottigliette d’acqua, perdendo l’occasione di rafforzare un messaggio di responsabilità ambientale.
In molte città europee le istituzioni hanno scelto soluzioni alternative (da caraffe in vetro a distributori pubblici) per ridurre la plastica monouso. Molti Comuni italiani già usano la propria acqua servendosi di un erogatore, economico ma elegante, per dissetare gli ospiti. Un investimento simile avrebbe avuto un impatto duraturo e coerente con gli obiettivi ambientali tanto proclamati. Un approccio che il nostro governo avrebbe potuto adottare senza difficoltà, incentivando così l’uso dell’acqua pubblica e confermando il proprio impegno nella lotta all’inquinamento.
L’acquisto in discussione è stato effettuato presso un’azienda romana, la Acqua Santa di Roma Srl, una realtà storica. Benissimo, perché sostenere le imprese locali è un’azione apprezzabile. Ma sarebbe stato più lungimirante promuovere un’ economia circolare basata su modelli più sostenibili. Non si tratta di demonizzare un acquisto, ma di riflettere sulle priorità e sulle scelte di chi governa.
La qualità dell’acqua di Roma è un vanto della città, promuoverne il consumo avrebbe rappresentato un passo concreto verso un modello più sostenibile e un segnale chiaro ai cittadini. Se davvero si vuole guidare il cambiamento ecologico sarebbe il caso di iniziare a fare scelte semplici e allo stesso tempo significative: valorizzare ciò che già abbiamo e che il mondo ci invidia.

Matteo Grossi
Scritto per La Ragione