I prodotti geneticamente modificati sono il presente di molta agricoltura –
Dopo più di vent’anni, siamo tornati al punto di partenza. L’Italia (la Lomellina nello specifico) sta per diventare protagonista della prima sperimentazione in campo di nuovi
Ogm. La sperimentazione riguarda l’emissione deliberata nell’ambiente di piante di riso geneticamente modificate mediante tecnologia CRISPR/Cas9 per renderle resistenti al fungo Pyricularia oryzae, agente eziologico della malattia nota come brusone.
Ricordiamo che per organismo geneticamente modificato (Ogm) si intende un organismo in cui il materiale genetico (Dna) è stato cambiato rispetto a quanto avviene in natura, con l’accoppiamento e la ricombinazione genetica naturale. Questo è progresso, figlio della ricerca scientifica che non deve assolutamente separarsi dall’etica. Ma è moralmente giusto per noi far sapere che da decenni sulle nostre tavole non vi è più un solo prodotto agricolo che non sia geneticamente modificato.
Il 2 aprile 2015 è entrata in vigore la direttiva Ue 2015/412, che modifica la direttiva
2001/18/CE, per quanto concerne la possibilità per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di Ogm sul loro territorio. Ma da qualche giorno, grazie alla fiducia ottenuta alla Camera dal decreto legge siccità’, arriva in Lomellina la prima autorizzazione nel settore delle Tecniche di evoluzione assistita (Tea) per la coltivazione degli Ogm. Tuttavia ci lascia perplessi il fatto che l’Europa stia ancora modificando il regolamento finalizzato a differenziare le procedure autorizzative tra vecchi e nuovi Ogm. Con calma: noi aspettiamo. Anzi, procediamo.
Nel frattempo la task force per un’Italia libera da Ogm – che è una coalizione composta da una quarantina di organizzazioni del mondo agricolo, ambientalista, cooperativo e consumistico – fa sapere che continueranno a denunciare le manovre delle potenti lobby dell’agricoltura industriale chiedendo garanzie e trasparenza nell’applicazione delle norme vigenti a livello europeo e nazionale. Consiglio spassionato: le lobby a cui si riferiscono hanno altri interessi, si occupano di altro, semmai degli insetticidi che sono sì velenosi ma indispensabili dal momento in cui non esistono piante che riescono a sopravvivere in modo naturale all’aggressione dei parassiti.
Trovo tuttavia curioso che noi italiani possiamo importare e mangiare Ogm ma non produrlo, visto che buona parte della ricerca scientifica Ogm è Made in Italy. In passato, per un ministro dell’agricoltura che rispondeva al nome di Maurizio Martina, questo era un vanto di cui gongolarsi. Gli Ogm sono il progresso, chi li condanna è gonfaloniere del regresso e in quanto tali dovrebbe vergognarsi. Eppure, tutto quello che mangiamo è il risultato di un lungo lavoro di selezione e modifica. Non ci sono note negative se non quella di aver cancellato il detto
lomellino: «Süch e Ämlón là so stägion» ovvero «Zucca e melone alla loro stagione».
Oggi possiamo mangiare e bere tutto quello che ci pare e quando ci pare. Nell’era della globalizzazione questo può essere utile a sfamare chi non riesce sfamarsi da sé e mi sembra una nota largamente positiva.
Matteo Grossi
Scritto per La Ragione