Da L‘Informatore Vigevanese
di Ilaria Dainesi
Dopo aver raggiunto l’obiettivo della presentazione in Cassazione di 71 firme di senatori, la Fondazione Einaudi prosegue l’impegno sul referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari. È nato il coordinamento nazionale dei comitati “noiNO” contro la riforma targata M5S. Poco dopo il lancio della piattaforma, www.noino.eu, risultavano già costituiti 12 comitati territoriali, da Catania a Torino.
Anche in Lomellina sono presenti dei comitati territoriali: a Mortara, guidato da Daniela Bio, a Robbio, Castello d’Agogna, Olevano e a Sant’Angelo Lomellina, dove il primo cittadino Matteo Grossi è membro del comitato scientifico della Fondazione Luigi Einaudi. «La Fondazione Einaudi – afferma il primo cittadino di Sant’Angelo – intende giocare per questo referendum un ruolo da protagonista, e sarà nostro compito spiegare che, tagliando i parlamentari si taglia anche rappresentanza sul territorio e quindi è palese che alcune comunità resteranno senza parlamentare.
Girano già molte bufale riguardo il taglio dei parlamentari: “tagliando i parlamentari l’Italia risparmia mezzo miliardo di euro all’anno”. È falso. Chi è capace far di conto sa che il risparmio dal taglio dei parlamentari è di 410 milioni per legislatura (calcolato sui 5 anni), 82 milioni all’anno. Ma al netto delle tasse pagate dai parlamentari il risparmio è di 57 milioni annui: lo 0,007% della spesa pubblica annuale».
Secondo Grossi, la riforma non metterebbe a rischio il funzionamento del parlamento, ma sarebbe una «misura meramente demagogica che serve ad alimentare le bandiere populiste nelle piazze».
Per Grossi, la battaglia che sta portando avanti Fondazione Einaudi è culturale, prima che politica: «Visto il livello politico di oggi, non ci resta che chiamare il cittadino elettore a decidere su una riforma di tale portata soprattutto quando i numeri erano molto diversi tra la Camera e il Senato. Lo spreco di denaro pubblico sta proprio in chi vuole tagliare perché hanno staff che costano 3 volte quello che costava in passato. È una questione di prudenza istituzionale e di saggezza chiedere l’opinione dei cittadini, visto che le maggioranze tra i primi voti sulla riforma e l’ultimo “sono variate”».