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INESISTENTE ERGASTOLO PATENTATO

La riforma del Codice della strada –

La riforma del Codice della strada introduce l’ergastolo della patente, cioè la revoca a vita della licenza di guida. L’ha detto pubblicamente il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini durante un’intervista a un programma Rai, mentre spiegava la riforma che lui stesso ha presentato in Parlamento. Si faceva riferimento all’incidente avvenuto il 7 aprile scorso in provincia di Salerno in cui una donna è risultata positiva ai test di alcol e droga dopo aver travolto l’auto di due carabinieri in servizio, poi deceduti. «In casi come questo o in quelli gravi in cui c’è reiterazione scatta l’ergastolo della patente: te la tolgono e non la rivedi più» ha detto il ministro.
Eppure nella riforma non vi è traccia di ciò che Salvini ha trionfalmente annunciato. È vero che il nuovo Codice della strada contiene un aggravio delle pene, tuttavia per il momento fa ancora fede l’articolo 589 bis del Codice penale che punisce con la reclusione fino a 12 anni il reato di omicidio stradale commesso in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. La revoca della patente può invece arrivare fino a 20 anni se chi ha commesso il reato è recidivo alla bevuta o alla sniffata. Se poi si aggiunge l’omissione di soccorso la revoca può arrivare fino a 30 anni.
Tra le novità, quella che desta più polemiche riguarda chi è dedito agli stupefacenti. L’attuale Codice della strada include sin da ora la sospensione della patente da uno a due anni per chi guida sotto l’effetto di droghe. Se la riforma che verrà discussa in Senato sarà approvata, per il ritiro della patente basterà che un conducente abbia assunto stupefacenti, persino giorni prima rispetto a quello in cui viene fermato alla guida.
Poi c’è la ‘sospensione breve’ della patente (per chi viene sorpreso a telefonare o mandare messaggi mentre guida) e quella del cosiddetto alcolock: per la prima sono previsti 7 giorni di ‘fermo’ se si hanno almeno 10 punti sulla patente (oppure 15 giorni per chi ha meno di 10 punti). La seconda ipotesi prevede invece un dispositivo (chiamato appunto alcolock) che impedisce di mettere in moto l’auto se il guidatore ha un tasso alcolemico superiore a zero. Si tratta di un etilometro connesso al sistema di avviamento dell’auto dentro cui il conducente dovrà soffiare a ogni accensione della macchina: il veicolo si metterà in moto soltanto se lo strumento non ravviserà alcol nel sangue. Chi verrà trovato con tasso alcolemico superiore a 0,8 g/1, per due o tre anni non potrà superare il livello O nel sangue e dovrà installare lo strumento a proprie spese; l’obbligo durerà due anni se il reato è lieve (0,8-1,5 g/I) o tre anni se grave (superiore a 1,5 g/1).
In ogni caso l’ergastolo della patente, non trovandosi nel testo presentato in Parlamento dal governo, non si trova in quello approvato dalla Camera e nemmeno in quello che andrà in discussione al Senato. Rimane perciò un’altra presa per il naso in vista delle elezioni europee. Che sia un cittadino a fare il furbo, ci può anche stare. Ma se a farlo è il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, allora ci deve far pensare.

Matteo Grossi
Scritto per La Ragione