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INVECCHIAMENTO E IMMIGRAZIONE

Pensionati a far da tutor ai lavoratori –

L’Italia e diversi altri Paesi europei soffrono da anni di un significativo problema demografico che sembra non essere nei pensieri di alcun governo: quello dell’invecchiamento della popolazione. Ricordo un episodio spiritoso. Alcuni anni fa, mentre mi trovavo in ascensore, una persona neo pensionata si preoccupò di allacciarmi per bene il bottone del cappotto e di sistemarmi la sciarpa attorno al collo dicendomi: «Lo faccio perché non vorrei che tu ti ammalassi, altrimenti chi me la paga la pensione?». In quei giorni le notizie riportate dai giornali riguardavano in effetti il calo demografico e la tenuta del sistema previdenziale: si stava per avvicinare quel dannoso pareggio (1-1) tra lavoratori e pensionati. Pensai dunque di esser stato scelto quale suo lavoratore attivo personale. La cosa mi fece sorridere: avere a disposizione un tutor che si preoccupa per la tua salute cosicché possa godere del suo meritato riposo – magari venendoti a cercare se non ti presenti al lavoro o che controlli i tuoi eccessi, assicurandosi che segui una dieta salutare – potrebbe in futuro diventare una valida soluzione.
Avendo raggiunto ormai un rapporto di uno a uno fra chi lavora e chi è in pensione, dobbiamo prestare attenzione al peso della bilancia demografica, spostatosi dal piatto dell’età in cui si produce ricchezza a quello dell’età in cui si consumano risorse pubbliche per spesa previdenziale. Il fenomeno dell’invecchiamento della nostra popolazione è destinato a crescere. Oggi è di 48,3 anni, ma secondo le statistiche Eurostat l’età media della popolazione sarà di 50,3 anni nel 2030 e di 51,6 nel 2050. Andremo sempre più verso una situazione di divario tra generazioni, dove il carico sociale ed economico degli anziani premerà sulla popolazione in età attiva.
Un’immigrazione ben gestita può contribuire a bilanciare il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati ma dobbiamo superare le difficoltà nel reperire i lavoratori stranieri che, nel nostro Paese, sono principalmente legate a ostacoli normativi e burocratici. Per i lavoratori italiani le difficoltà consistono invece nella mancanza di competenze specifiche oppure nella riluttanza a svolgere mansioni in contesti faticosi.
Migliorare quindi il sistema di integrazione e promuovere per entrambi i gruppi una maggiore formazione delle competenze potrebbe aiutare a colmare queste lacune nel mercato di lavoro. Di più, toglierebbe una parte della pressione sul sistema pensionistico, favorendo così la crescita economica. Perché questo accada non devono mancare una visione di lungo termine e la collaborazione tra governo, settore privato e società civile. Insieme e senza protagonismi sarà possibile affrontare efficacemente le sfide poste dall’invecchiamento progressivo della popolazione. Diversamente, l’idea del tutor è mia.

Matteo Grossi
Scritto per La Ragione