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ITALIA.IT, IL SITO DELLA VERGOGNA

STORIA DI UN FALLIMENTO

Italia.it – il portale dell’ Agenzia Nazionale del Turismo, sottoposta al ministero del Turismo – si è guadagnato senza troppi sforzi la nomea di “sito della vergogna”.
Fortemente voluto dal governo Berlusconi II nel 2004 per promuovere su Internet il turismo nel nostro Paese, conduce da sempre una vita di stenti. Costato qualcosa come 45 milioni di euro, si presenta ancor oggi con tanti errori, una grafica obsoleta, foto sgraziate, errori di funzionamento, scarsa accessibilità e ovviamente debolezza infrastrutturale che lo espone agli attacchi di terzi. Soltanto per il logo sono stati spesi 100 mila euro ma la commedia vuole che il lavoro grafico sia stato consegnato con il tricolore invertito. Cinque anni dopo, durante il governo Berlusconi IV, torna alla carica il ministro Brambilla che, per risolvere il problema di un sito che non è stato ancora pubblicato su Internet rilancia il progetto spendendo altri 10 milioni di euro. Però, attenzione: per giustificare le spese fatte fino a quel momento decide di non gettare tutto all’aria ma di riassumere il lavoro svolto trasformandolo in una slide che giri a mo’ di video sulla pagina homepage. Nulla da fare, il fallimento continua e i milioni spesi non sono serviti neppure a rispettare i requisiti di accessibilità previsti dalla legge Stanca (sempre governo Berlusconi) per i portali della Pubblica amministrazione.
Di primo acchito, appena si entra nel sito, ti sembrerà di vedere digitalizzati i famosi libricini delle ricerche edizioni Salvadeo: per intenderci, i compitini delle vacanze assegnatici dalle maestre per le vacanze estive degli anni Ottanta. Ma peggio. Se clicchi sulla sezione “Notizie”, l’unica notizia che puoi leggere è “Nessuna news in questa lista”. Ti sposti sulla sezione “Mappe” ma subito una notizia ti informa pietosa che “Questa mappa non carica correttamente Google Maps”. Batti allora in ritirata sulla sezione “Scopri l’Italia” per scoprire basito che ciascuna regione ha diritto a un elenco di non più di 10 località, descritte ciascuna con 2-3 righe tra un burocratico e l’annoiato.
Anche Roma viene spiegata in dieci punti e se cerchi di approfondire la ricerca cliccando il Circo Massimo o il Pantheon le pagine non si aprono. Idem per Milano che presenta una foto del Duomo, sgranata, credo fatta con una vecchia Polaroid.

Matteo Grossi
LA RAGIONE