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LA BATTAGLIA ANTISTORICA CONTRO I CENTRI COMMERCIALI

Si agitano venti di guerra tra certi politici e nuovi centri commerciali. L’assessore di turno si schiera con commercianti e artigiani indicando il colosso prepotente quale cancro che distrugge il commercio delle città. Non vuole questo o quel centro commerciale e lo sbraita a mezzo stampa, in barba a ogni raziocinio. Ognuno di noi ben conosce la teoria di negozi che affollano le vie dei nostri centri abitati così come ci è ormai familiare la realtà dei centri commerciali, stracolmi di ogni genere alimentare e bene di necessità. Quando una certa politica capirà che la vita è davvero cambiata? Il sospetto è che ne sia ben conscia ma forse le conviene far finta di nulla.

Pensiamo agli anni ottanta. Allora, la spesa con la nonna era un tour completo delle città: la verdura in un negozio, la frutta nell’altro (ma se le mele erano ancora acerbe dovevano fare altri centocinquanta metri per acquistarle in un altro ortofrutta) e via dicendo. Poi si andava in merceria a vedere se era arrivato il rocchetto color marrone scuro per cucire il bottone al nonno, per finire con il pane comprato vicino alla stazione perché più buono di quello che impastavano sotto casa. Per me era una fatica, per loro un principio casalingo. Erano massaie e avevano tempo. 

Beh, i tempi sono davvero cambiati. Rispetto a trent’anni fa, la donna ha guadagnato gradini sulla scala sociale di cui esser fieri. La donna lavora. Ha tempi di vita veloci. E’ economicamente autonoma. E ciò le impone di avere, spesso nel minor tempo possibile, più beni di consumo a diretta portata di mano: è questo il grande successo dei centri commerciali in Italia e altrove. A questo si aggiunga che mentre in tanta parte del Sud la spesa era prerogativa maschile e in tanta parte del Nord femminile, oggi ci si divide i compiti o si assolvono assieme.

Chi decide di investire il proprio capitale in un centro commerciale o fa calcolando il rischio, e solo dopo aver completato un’attenta indagine di mercato sulle reali esigenze di un dato territorio. Avete mai visto un centro commerciale vuoto? Io neppure chiuso. Al contrario – e di per sé non è certo una bella notizia – chiudono i negozi, anche storici. Resiste, sul mercato odierno, chi ha saputo occupare uno specifico prodotto di nicchia: dai salumi alle carni, dai gioielli ai vestiti. Gli italiani hanno sempre amato e sempre ameranno il bello. Ciò vuol dire che, nel nostro Paese, la qualità non avrà mai paura della quantità. Il politico di turno certe cose dovrebbe saperle. Ma, si sa, i voti son voti.

Matteo Grossi

Scritto per La Ragione