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LA CASA DI PASOLINI CERCA CASA

Donazione

“Cado dalle nubi”, “Che bella giornata”, “Sole a catinelle”, “Quo vado”. Sono solo alcune pellicole che resteranno negli anni per il fatto di aver raccontato, in modo sublime, le difficoltà in cui l’Italia versa oggi e crediamo verserà per ancora molto tempo. Il loro interprete è il magnifico Checco Zalone, il quale ci insegna che dietro ad ogni suo film vive una certa realtà: la politica assente o, al contrario, una politica fin troppo invadente. Un’ Italia in cui il lavoro si trova grazie ad un amico o a un parente e dove il merito viene riconosciuto, nelle migliori delle ipotesi, solo molto tempo dopo. Che i Ministeri non funzionino (e quando accade è per pochi) e che la cultura sia preda della scarsa istruzione lo abbiamo rivisto nei cinema o dai nostri divani grazie a questi film del produttore Pietro Valsecchi. Quest’ultimo ha comprato all’asta la casa romana di Pier Paolo Pasolini, in via Giovanni Tagliere, al civico 3, nel quartiere Rebibbia, dove il poeta ha vissuto all’inizio degli anni Cinquanta. Subito dopo l’ha donata al Comune di Roma. Ne va fiero il sindaco Gualtieri, che rilascia interviste come se il merito fosse suo. Invece la vicenda sta assumendo ai nostri occhi i contorni più reali di una commedia. Se nei suoi film si prendono in giro le amministrazioni pubbliche, il malfunzionamento dei musei, la poco cura del nostro patrimonio, perché Valsecchi non l’ha donata a chi è in grado di ricavarci ricchezza? Poco importa che sia una associazione o un privato. Pare un paradosso.

Matteo Grossi

LA RAGIONE