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LA CORSA DEL DEBITO

Un peso enorme che non si può ignorare –

Se le moderne tecniche di comunicazione fossero in grado di scuotere gli animi, così da invitare alla discussione e al dibattito costruttivo, allora potremmo riconoscere che anni fa l’Istituto Bruno Leoni riuscì a interpretarle al meglio grazie a un gigantesco tabellone a Led che – alla stazione Centrale di Milano e a Roma in quelle di Termini e Tiburtina – aggiornava ogni tre secondi un debito pubblico a tredici cifre. Per rendere più efficace il messaggio, una voce ricordava ai passeggeri-elettori che «ogni promessa è debito». Chi scendeva dai treni a Milano veniva poi dalla stessa voce così informato:«Da quando sei partito da Roma, il debito pubblico è cresciuto di 115 milioni».Qualcuno la definì una forma di comunicazione masochista e portatrice d’ansia. Per l’Istituto Bruno Leoni era invece un messaggio semplice, in grado di essere visto e udito da centinaia di migliaia di persone, finalmente avvertite del guaio di un aumento indiscriminato del debito pubblico tramite spese improduttive. Una questione che oggi, a maggior ragione, dovrebbe innervare l’intero dibattito politico. Al contrario, i partiti preferiscono dimenticarsene. Per gli italiani, male avvezzi ai problemi economici del nostro Paese, tale debito viene considerato superfluo e di poco conto: un sorta di numero virtuale, falso, eliminabile con un semplice clic. Spesso viene esorcizzato con frasi del tipo «Il debito pubblico lo deve pagare chi lo ha fatto», riferendosi ovviamente ai politici. Chi parla in questo modo ignora che quel debito lo abbiamo fatto tutti noi – nessuno escluso – e che continuiamo ad aumentarlo, con assoluta indifferenza riguardo il futuro. Taluni politici lo citano a braccio nei loro programmi elettorali, promettendone il rallentamento se non addirittura l’abbattimento. Nel farlo pro-pongono però ancora più spesa pubblica corrente e quindi maggior deficit, tanto da piegare l’Italia sotto una pressione fiscale abnorme e un rapporto debito/Pil del tutto perverso. Purtroppo la matematica non è un’opinione: per ridurre il debito, il politico deve tagliare la spesa pubblica mentre il cittadino dovrebbe quantomeno imparare a conoscerla. Ugo La Malfa, nemico integerrimo del debito pubblico, avrebbe di certo applaudito una drastica misura sul suo abbas-samento, freddando l’agire politico odierno con una sola frase: «Certo che si può fare debito, ma per fare investimenti».

Matteo Grossi

LA RAGIONE