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LA VALLE PIEMONTESE DEL SILICIO

Capacità e condizioni per attrarre investimenti dall’estero –

Se molti temono che l’intelligenza artificiale possa in futuro portare una significativa perdita di milioni di posti di lavoro, in Piemonte – e nello specifico a Novara – per il momento ne fa guadagnare circa 1.600. Che possono superare quota 2mila se contiamo anche l’indotto per la costruzione della fabbrica e per le forniture e la logistica collegate al nuovo maxi-impianto produttivo per la realizzazione di semiconduttori e microchip, il primo nel suo genere in Europa, per un investimento complessivo di 3,2 miliardi di euro. I chip che verranno prodotti nel sito piemontese sono chiplet, ovvero semiconduttori moderni che si combinano tra loro in pacchetti e sono particolarmente importanti per l’applicazione dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, anche se lo stabilimento è per il momento ancora soggetto all’approvazione della Commissione europea, gli addetti ai lavori ci tengono a far sapere che sarà costruito e gestito secondo i principi europei di riduzione al minimo dell’impatto ambientale.
L’investimento di Silicon Box rappresenta un risultato positivo, dimostra che in Piemonte vi sono le carte in regola per attrarre e competere con regioni come la Lombardia e il Veneto, che da anni sono il locomotore del Nord. Un risultato ottenuto grazie alla tenacia di una politica che ha saputo combattere e investire per la realizzazione della Tav e del Terzo valico (la galleria che attraversa il territorio di alcuni Comuni delle Province di Genova e di Alessandria) che andranno a completamento, proprio per incrociare le grandi direttrici europee di mobilità e di scambio delle merci. Non è strano vedere che il tutto sorgerà nei pressi di un casello autostradale (A4 Milano-Torino).
In altre parti d’Italia – dove c’è tremarella per il progresso e dove da anni si battaglia con associazioni ambientaliste da cui si sente dire sempre ‘no’ per bloccare la realizzazione di piccoli tratti di autostrada
– si registra una fuga di aziende e fabbriche verso realtà più aperte. Peraltro dirette, per la maggior parte, in Paesi dove possono trovare una migliore accoglienza fiscale. Spesso la spinta di molte aziende verso l’estero viene vista sempre e soltanto come un’emergenza irrisolvibile, ma analizzando questi numeri la situazione è da prendere come esempio: quando l’Italia sa attrarre investimenti, le delocalizzazioni non sono più un problema. La società investitrice di Singapore, per fortuna, pare proprio pensarla così. Questa è realtà. Il primo passo per costruire la ‘valle del silicio’ in Italia, un risultato importante che rilancia il nostro Nord-Ovest all’interno dello sviluppo europeo. E una realtà che sapremmo cavalcare alla grande, solo che questo sembra possibile soltanto in un segmento del Paese. Se prendessimo quest’ultimo come esempio, saremmo una potenza inarrestabile.

Matteo Grossi
Scritto per La Ragione