Unità nazionale nel proporre che scenda la tassazione –
In queste ultime ore la proposta di ridurre l’Iva sulle ostriche, avanzata dal ministro dell’Agricoltura della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, ha sollevato un’ondata di sarcasmo e battute. Ciononostante, sarebbe opportuno fare un passo indietro e riflettere su un aspetto che spesso viene trascurato: il ministro non è l’unico a sostenere questa idea. I partiti che oggi criticano Lollobrigida sembrano dimenticare che anche alcuni dei loro parlamentari hanno proposto, magari senza ricorrere alla medesima enfasi, di ridurre dal 22 al 10% l’aliquota Iva su questi molluschi.
Durante l’esame della legge di bilancio per il 2018, un emendamento per ridurre l’Iva sulle ostriche era stato presentato (e in seguito ritirato) da sette senatori del Partito democratico.
Successivamente, nel dicembre del 2021, anche il senatore della Lega Gian Maria Bergesio aveva avanzato una proposta simile motivandola con l’importanza di rendere più accessibile questo prodotto e di sostenere il comparto dell’acquacoltura. E nel novembre del 2023, durante l’esame della legge annuale di bilancio, la senatrice Raffaella Paita di Italia Viva (partito che oggi prende per il naso il ministro di Fratelli d’Italia) presentò lo stesso emendamento, che tuttavia fu respinto. Il fallimento di tutte queste proposte non ha scoraggiato Nadia Romeo, deputata del Partito democratico e originaria di Rovigo (una zona particolarmente colpita dal fenomeno del granchio blu), che ha infatti ripresentato tale proposta nell’ambito degli emendamenti alla legge di bilancio per il 2025. E nella stessa sessione legislativa venti deputati della Lega, di Forza Italia e del Movimento Cinque Stelle hanno firmato quattro emendamenti sostanzialmente identici.
È probabile che la riduzione dal 22 al 10% dell’Iva sulle ostriche non sarebbe in grado di cambiare le sorti del nostro Paese, ma resta comunque un’occasione utile per osservare con maggiore attenzione la qualità del nostro dibattito politico. Come in altri Paesi, esso è infatti segnato da una malata competizione fra partiti che porta con sé un’ esasperazione delle differenze e non invece la paziente ricerca di punti di convergenza. In questo contesto, il tentativo di screditare l’avversario e di ridicolizzarlo diventa così uno strumento per raccogliere consensi, soprattutto in un sistema politico che per lungo tempo è stato caratterizzato da instabilità e frequenti cambi di maggioranza. Hanno presentato la stessa proposta e oggi, dando fondo all’ironia, si sbeffeggiano a vicenda: un approccio che non può che far ridere amaro.
Le ostriche sono da sempre simbolo di raffinatezza e divisione sociale. Ma almeno, per una volta, sono riuscite a unire l’intero Parlamento. Anche se per ragioni completamente diverse.
Matteo Grossi
Scritto per La Ragione