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L’ENERGIA CON IL FASCINO DEL JAZZ

Pale eoliche

Anche quest’anno, dopo l’estate arriverà l’inverno. Sarà che il periodo belligerante sottrae all’attenzione altri importanti appuntamenti, ma attenzione: guai a far finta che essi non esistano o, peggio, relegarli nel dimenticatoio. Mentre discutiamo sulle modalità di attuazione della transizione ecologica dobbiamo di certo prepararci al prossimo freddo. Le temperature miti non devono inficiare le procedure che hanno l’obiettivo di siglare importanti accordi, al fine di importare più gas possibile da Stati che non siano la Russia di Putin. L’obbiettivo è diminuire la dipendenza da quei gasdotti. Il tema della transizione ecologica è significativo e allo stesso tempo controverso. L’Italia è quel Paese in cui tutto deve cambiare perché tutto poi resti come prima. Il riferimento non va ai nostri ministri ma ai comitati e asso-ciazioni che, in maniera spesso grottesca, si presentano agli appuntamenti decisionali con sterili manifestazioni di dissenso. Tra loro c’è chi desidera emanciparsi dal fossile e, al contempo, respinge in modo pretestuoso la messa in opera di pale eoliche nei nostri mari. Deturperebbero il paesaggio. Non sono della stessa idea gli abitanti di Tula, in Sardegna, i quali sono in procinto di organizzare la trentaseiesima manifestazione musicale denominata “Time in Jazz”. Si è ormai affermata tra i festival più importanti e suggestivi del panorama nazionale, svolgendosi sotto la scenografia delle grandi e maestose pale eoliche. Ne guadagneranno l’intera comunità sarda e l’ambiente.

Matteo Grossi

LA RAGIONE