Vai al contenuto

MEGLIO UNA TASSA SULLA FALSITA’

Piuttosto che il continuo rilancio di promesse fiscali –

Non sembra siano trascorsi due millenni dalla Roma imperiale, visto l’ultimo atto di imperio inerente il sistema tributario proposto dal Ministero dell’Economia. Allora le tasse dei Cesari, da Augusto a Costantino, pur essendo impopolari assicuravano la difesa dell’impero, una serie di vantaggi ai cives romani, la costruzione di capolavori architettonici quali il Pantheon o il Colosseo. Ci chiediamo invece quale sia il reale vantaggio del piano natalità che il ministro Giancarlo Giorgetti vorrebbe presentare entro l’anno.
Si tratta di un bonus famiglie (modello “110%”) che porterebbe, mediante aliquote differenti, a una disparità tra chi ha figli e chi, per varie ragioni, non ne ha. Crediamo non sia una strada corretta. L’imposta, un tributo che consiste in un prelievo di ricchezza dal contribuente, serve a garantire particolari servizi ad personam. In questo caso, su chi non ha figli ricadrebbe l’onere di farsi carico della copula di qualcun altro. Inammissibile. Qualora ci spostassimo poi dall’impero romano al periodo della dittatura fascista, noteremmo l’istituzione della “tassa sul celibato” per favorire i matrimoni e ad aumentare la natalità. Dati alla mano, il risultato fu del tutto inconcludente: la natalità scese dal 27,5‰ del 1926 al 22,9‰ del 1937. E dire che, seguendo la stessa strategia che si vorrebbe adottare oggi, erano state assunte anche diverse altre misure: premi di natalità, cerimonie nuziali di massa, esenzioni fiscali per le famiglie nume-
rose. Il tutto al fine di aumentare la popolazione per il perseguimento degli obiettivi di grandezza nazionale e la creazione di un esercito numeroso.
Il problema della denatalità non lo si comprende guardando sotto le lenzuola, bensì fuori dal letto. Scoprendo così come non regga la teoria per cui non si fanno figli per mancanza di sicurezza, incertezza dell’impiego e scarsità di risorse economiche. Oggi non si fanno figli semplicemente perché crescerli è un grosso impegno, che spesso porta a sacrificare carriera e divertimento. Pensiamo all’Italia del 1915 o a quella del 1940, quando l’incombere della guerra e di immani sofferenze non rallentò minimamente l’atto procreativo. Non prendiamoci in giro. Fosse ancora qui con noi, l’imperatore Vespasiano ci avrebbe già preso per le chiappe istituendo la tassa sulla falsità.

Matteo Grossi

LA RAGIONE