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METRONOMO E ROBOT

Il maestro e la macchina – 

Da Seul un robot è pronto a suonarcele per bene. Si chiama EveR 6 ed è un automa umanoide che ha debuttato sul podio, dirigendo alla perfezione i musicisti dell’Orchestra nazionale della Corea del Sud. La robotica è proiettata in un futuro ancora difficile da decifrare ma sarà onnipresente nelle nostre vite, così da farci guadagnare in denaro e anche in salute. Tuttavia, apprendendo la notizia di questo direttore cibernetico, il mio pensiero non poteva non andare alle generazioni che rischieranno di non vedere mai il danzare elegante e deciso di una bacchetta nella mano di Riccardo Muti. Si sa, in un direttore la bacchetta non è tutto: ciò che conta sono l’espressione, il portamento e il cipiglio arguto. Di Muti, un genio che ci rende orgogliosi nel mondo intero, potremmo aggiungere il carattere deciso e marcato e ovviamente l’interpretazione degli spartiti.
Possiamo capire un bel nulla di arie e atmosfere liriche ma, quando capita di ascoltare un’orchestra, la nostra attenzione cade subito su colui che dirige una nutrita squadra di musicisti che – alla perfezione, senza mai improvvisare – suonano una nota dopo l’altra. Fra tutte le forme di esecuzione musicale, la direzione d’orchestra è senza dubbio quella più complessa. Ed è forse questa la sfida che hanno voluto lanciare i tecnici coreani: far capire che la loro tecnologia è all’avanguardia. Il che non significa automaticamente essere degli innovatori, soprattutto in un campo dove la protagonista è l’emozione rigenerante della musica. «Non uso mai la partitura quando dirigo l’orchestra. Un domatore entra nella gabbia con un libro su come domare i leoni?» ebbe a dire il maestro Dimitri Mitropoulos. L’orchestra si guida col sentimento. Alla Wiener Staatsoper si ricorda ancora di quando un direttore cercava durante una prova di nascondere la sua impreparazione alzando il tono della voce, fin quando il primo violino si alzò e disse: «Maestro, una parola di più e noi ci mettiamo a suonare esattamente come lei sta dirigendo!». Come premesso, le principali qualità che un direttore deve possedere sono il carattere e l’empatia. Il robot non è un comunicatore espressivo. Ma per il momento, dinanzi a una tale sconcertante novità, non possiamo che restare… muti.

Matteo Grossi

Scritto per La Ragione