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MI DIA SUPPOSTE ED ECOGRAFIA

L’idea di andare in farmacia per fare le analisi –

Si sta prospettando la presentazione di un disegno di legge sulle semplificazioni con cui attribuire ai farmacisti – che non sono né medici né infermieri – la possibilità di fare esami di laboratorio quali i prelievi venosi, i test diagnostici (radiografie, ecografie, risonanze magnetiche e tomografie computerizzate) e addirittura di diventare impiegati delle Agenzie di tutela della salute (Ats) per aiutare il cittadino a scegliere il medico di base.
Non avendo nulla contro i farmacisti o contro la possibilità delle farmacie di aiutare il cittadino a fare gli esami, ho però l’impressione che questo progetto – nato con l’intento di facilitare ciò che appare complicato – renda di converso difficile tutto ciò che tocca. Somiglia sempre più a un qualcosa che, invece di rimuovere l’ostacolo, lo ingrandisce a dismisura per mettere in difficoltà lavoratori e cittadini.
Fossimo dentro a un’emergenza sanitaria, la ‘Farmacia dei servizi’ avrebbe anche senso, come del resto lo ebbe effettuare i tamponi durante la pandemia. Ma oggi ci troviamo nella solita emergenza gestionale ed è una cosa diversa.
A farsi sentire contro il governo sono l’Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli) e la Federazione nazionale degli Ordini dei biologi, che annunciano di volersi battere contro la creazione di “laboratori fantasma’ aperti in farmacia senza autorizzazione, senza competenze e senza firma dei referti. Se il provvedimento verrà approvato dal Parlamento, la
‘Farmacia dei servizi’ sarà un balzo indietro nel tempo di 15 anni, quando l’idea era stata proposta (per poi naufragare) dall’allora ministro della Salute Ferruccio Fazio. Ma tutto ciò ci deve far riflettere sul fatto che quell’esperienza non è bastata per prevedere e comprendere che, presto o tardi, i medici sarebbero stati molti di meno. Oggi – vuoi per le fughe all’estero, vuoi per i pensionamenti – paghiamo lo scotto della solita mancanza di previsione. La settimana scorsa abbiamo scritto sulla carenza di personale nelle Questure per il rilascio e il rinnovo dei passaporti, una situazione per la quale si è preferito chiedere una mano a Poste Italiane. Allo stesso modo la mancanza di medici non deve caricare di responsabilità i farmacisti, facendo credere invece di essere al passo dei tempi sull’innovazione sanitaria.
L’art. 23 della bozza del disegno di legge potenzia la figura del farmacista e qui nascono alcune domande: sono stati fatti investimenti per avviare velocemente i corsi? E si è fatto qualcosa per la loro tutela? Si è pensato a un nuovo inquadramento lavorativo che da commercio passi a sanitario? Tornare nel passato per capire come non commettere errori in futuro è da saggi; tornarci dopo tre lustri per portare nel presente ciò che non poteva funzionare già allora è da stolti. Forse all’epoca si poteva rimediare, oggi non ci resta che meditare.

Matteo Grossi
Scritto per La Ragione