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MILANO NON E’ CAPITALE CRIMINALE

I dati vanno letti per intero e usarli soltanto per attaccare porta male –

A far confusione si fa sempre in tempo. Ma farlo dopo aver letto alcune notizie significa non aver ponderato ciò che s’è letto. I numeri e le statistiche sono cure che prevengono il mal di pancia e per di più aiutano a comprendere in modo chiaro e rapido la realtà che viviamo. La notizia da approfondire dice che Milano è la Capitale del crimine d’Italia.
Nel centrodestra non vi è parlamentare che non sia caduto nella trappola di coloro che si fermano a ragionare sul titolo del giornale invece che sul contenuto. L’occasione fa l’uomo ladro perciò taluni non perdono occasione di far loro la notizia, guadagnarne in visibilità e racimolare qualche voterello in più. E questo è grave, anzi gravissimo. Verrebbe da considerarlo quasi un crimine da aggiungere a quelli analizzati dallo studio de “II Sole 24 Ore” (fonte della notizia).
Assegnare la palma di Capitale del crimine a Milano è esagerato e non riflette pienamente la realtà attuale. Il capoluogo lombardo è una città moderna e cosmopolita che attira ogni anno milioni di turisti, studenti e lavoratori. È il cuore economico finanziario del Paese ed è sede di importanti eventi internazionali. Secondo le statistiche, il suo livello di sicurezza è pari a quello delle grandi città d’Europa. Scrivere – o dire pubblicamente – che Milano è diventata una città insicura è utile solamente a rompere le aspettative: definirla “città del crimine” è una semplificazione eccessiva.
Come qualsiasi grande capoluogo ha sfide legate alla sicurezza e, quando viene descritta nelle cronache in modo negativo, attira l’attenzione perché un dato del genere contrasta la sua immagine di città ricca, moderna e appunto ‘sicura’.
Personalmente la notizia la rileggerei da un’altra prospettiva. Se in questi ultimi tempi nella città meneghina – e nella sua area periferica – sono in aumento le denunce contro i crimini, l’elemento dev’essere interpretato come un segnale positivo, anzitutto perché riflette una maggiore fiducia nelle istituzioni e nelle Forze dell’ordine. Bisogna poi fare attenzione ai dati con cui si è fatto il confronto: durante il lockdown i reati crollarono ai minimi termini per via delle restrizioni, poi – con il ritorno alla vita normale – furti, truffe e affini sono ricominciati. Oggi sono migliorate anche le procedure: la denuncia online ha reso il processo molto più accessibile spingendo più cittadini a segnalare crimini (anche minori) che altrimenti non sarebbero mai emersi. Un altro motivo dell’aumento delle denunce è sicuramente legato alla crescita dei reati digitali, come le frodi via web e il furto d’identità, che sono in aumento a livello globale e portano a un incremento delle denunce nelle aree urbane. E, come risultato di tante campagne di sensibilizzazione, possiamo aggiungere le denunce di crimini legati alla violenza sulle donne e al bullismo nelle scuole.

Matteo Grossi
Scritto per La Ragione