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OCCUPARSI DI BAMBINI E ANZIANI

Realtà e alibi della denatalità –

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza può fare molto per il nostro Paese. Una delle cose che invece proprio non può fare è incrementare il tasso di natalità. Chi crede che basti mettere denari per costruire nuovi asili nido e scuole dell’infanzia – in modo da invogliare i genitori a figliare felici e senza pensieri – si sbaglia alla grande. Non so se qualcuno dell’attuale governo abbia capito il concetto ma sta di fatto che, se inizialmente il Pnrr con il governo precedente prevedeva la creazione di 264mila e 480 nuovi posti in asili nido e scuole per l’infanzia, con l’attuale governo ne prevede invece soltanto 150mila e 480.
La denatalità rappresenta un problema trascurato in Italia da lungo tempo, quindi escludiamo a priori di dare la colpa a questo o a quel governo. Anzi, escludiamo totalmente che la colpa sia della politica. Se guardiamo alle famiglie di tutto il mondo, troveremo che le più povere sono quelle che fanno più figli e questo succede nella nostra Penisola (1,2 nascite medie per ogni donna) come nella Repubblica domenicana del Congo (6,2).
Il numero annuo di nascite, sceso per la prima volta in Italia nel 2015 sotto la soglia psicologica del mezzo milione, è ulteriormente calato a 473mila unità nel 2016. Se però oggi si nota un piccolo miglioramento, è solamente perché abbiamo imparato a far di conto in modo diverso. Perciò è sicuramente vero che la natalità – soprattutto nel Nord Italia – ha ripreso a salire, ma soltanto perché nei dati rientrano anche i flussi migratori. Se proprio dobbiamo dare la colpa a qualcuno, bisogna darla a noi stessi: la nostra popolazione – e non solo la nostra – si è imposta un’altra cultura che ha conformato i nostri valori e le nostre regole.
Non siamo poveri e aver ricchezza comporta vivere nuove esperienze e subire nuove influenze. Se mal gestito, questo benessere porta a vivere il proprio tempo in modo egoistico.
Crescere un figlio comporta anche sacrifici, tuttavia vedo improbabile che oggi si possa rinunciare a certi svaghi, che sono effetto di questa nuova cultura. Credo che il nostro Belpaese abbia bisogno di un altro Piano che definirei di ripresa e conoscenza della famiglia.
Tornando ai nuovi asili e alle nuove scuole non posso che accendere un faro su un altro problema: quello della popolazione anziana.
Sarebbe utile occuparsene e, nel farlo, prendo come esempio l’esperienza intergenerazionale del Residence de l’Abbatte, in Francia. Mettendo bambini e anziani insieme hanno rafforzato i legami tra generazioni diverse, migliorato la qualità delle loro vite ed educato al rispetto e alla diversità. In questo progetto pedagogico è previsto che insieme possano cimentarsi in giardinaggio, lettura, musica, pasticceria e gite. Inoltre gli anziani possono recarsi liberamente dalla loro struttura al nido per condividere momenti quotidiani come il pranzo e la merenda.
Se la direzione è quella di costruire nuovi asili e scuole, lo si faccia pure. Ma si pensi agli anziani che hanno bisogno di luoghi per avere sostegno. E si preveda di costruirli in modo che si possano in futuro riconvertire. Altrimenti, presto o tardi, la butteremo in emergenza.

Matteo Grossi
Scritto per La Ragione