L’assessore regionale condanna gli episodi: «Pene esemplari» A Sant’Angelo Lomellina il nido è sorvegliato già da due anni per volontà del sindaco Grossi
Da LA PROVINCIA PAVESE
di Sandro Barberis
«Pene esemplari, sono fatti gravissimi ed intollerabili». L’assessore regionale alla Famiglia, la 32enne di Mortara Silvia Piani, non usa toni morbidi dopo i fatti di Varzi e Cernobbio.
«Ma la Regione – aggiunge Piani – sta già lavorando per azioni concrete contro questi fenomeni». Una campagna in cui Piani è spalleggiata anche dal governatore Attilio Fontana. «La prossima settimana – aggiunge l’assessore Piani – porteremo in Giunta la delibera attuativa che segue all’approvazione della legge regionale della Lombardia che stanzia 600mila euro per l’introduzione delle telecamere negli asili nido e di altri 300mila euro per la formazione del personale e degli operatori. è duplice: da una parte reprimere e dall’altra prevenire.
Per questo, oltre all’installazione delle telecamere, è fondamentale individuare precocemente i segnali di disagio o di maltrattamento. Per raggiungere il risultato occorre favorire lo scambio di informazioni e promuovere azioni che impegnino organismi pubblici e privati a lavorare in rete. Per questo abbiamo affidato alle Ats, che hanno già competenze specifiche, l’aspetto formativo».
Un tema, quello delle telecamere negli asili, che scuote anche i 5 Stelle. «Telecamere obbligatorie subito negli asili e nelle case di riposo, chi non ha niente da nascondere non ha niente da temere – spiega il consigliere regionale pentastellato Simone Verni di Casteggio -. Solidarietà alle famiglie coinvolte, faremo di tutto per tutelare i più deboli». In provincia di Pavia, da due anni, c’è un paese precursore nell’installazione di telecamere a circuito chiuso all’asilo. È il piccolo centro di Sant’Angelo Lomellina, dove gli occhi elettronici registrano dal settembre 2017.
«Ho preso anche una denuncia da un sindacato, poi finita in nulla m a prenderei tutte le denunce del mondo: è una decisione che difenderò sempre – spiega il sindaco Matteo Grossi – La speranza è sempre quella che non ci sia bisogno di guardare le immagini. I fotogrammi vengono registrati in un cervellone, quindi le telecamere non restituiscono un’immagine in tempo reale su monitor. E la chiave del cervellone è a disposizione del Comune. Apriamo solo se chiede un magistrato o le forze dell’ordine». —