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PREZIOSA ECONOMIA DOMESTICA

Da materia desueta a conoscenza formativa

Nel momento in cui sentiamo pronunciare la parola “economia” seguita dall’aggettivo qualificativo “domestica”, la nostra mente ci porta dritti negli anni Cinquanta, quando alle giovani studentesse veniva insegnato come svolgere le faccende domestiche e come occuparsi degli aspetti pratici della vita familiare. Oggi i tempi sono cambiati ma lavare i piatti, caricare una lavatrice e far di conto col proprio portafogli sono attività ancora all’ordine del giorno. Purtroppo la materia – che per esempio in Giappone viene chiamata “scienza della famiglia” – in Italia ha abbandonato le nostre aule scolastiche nel 1977, per trasformarsi in una materia più neutra: l’educazione tecnica.
In molte nazioni (soprattutto nel Nord Europa) l’economia domestica non è però mai sparita dall’elenco delle materie scolastiche. E là dove era stata eliminata, oggi viene reinserita nelle lezioni settimanali. In Finlandia s’insegna in classe a cucire, stirare e piegare le lenzuola, ma anche a cucinare e pulire la casa. Nella spagnola Vigo da cinque anni l’Istituto Superiore Monte-castelo ha inserito nel programma anche gli studenti maschi. «Tutti hanno ammesso di aver finalmente compreso le fatiche delle mamme e di volersi rendere più autonomi in casa» ha fatto sapere il consigliere all’Educazione della Regione Galizia.
In Italia di questi argomenti si discute soltanto facendo raffronti con la scuola del passato, perché il ritorno di questa materia non è mai stato oggetto di discussione.
Questa disciplina, soprattutto nel Sud Europa, viene vista come un ritorno al passato utile solo per sminuire gli studenti.
«Robe per femmine e non per maschi, siamo nel ventunesimo secolo…» risponde un uomo di mezz’età alla domanda di un tiktoker nella metropolitana milanese.
Mentre noi italiani puntiamo a sottolineare le differenze, in Giappone sono invece molto bravi a bilanciare le diseguaglianze. L’istruzione scolastica nipponica prevede – fra le altre materie
– l’educazione finanziaria (come gestire i propri denari e districarsi fra le questioni assicurative e previdenziali), l’educazione informatica e quella civica. Proprio quest’ultima insegna ai ragazzi l’importanza di incombenze come lo spazzare, il servire la merenda e il pulire i bagni in quanto parte integrante del piano scolastico di formazione.
Prendersi cura degli altri e degli spazi comuni insegna a essere un cittadino più consapevole. E nessuno si lamenta, poiché in quel mondo fatto di regole da rispettare è stato sempre così: i lavori di pulizia non sono visti come un castigo, ma come un dovere per tutti.

Matteo Grossi
Scritto per La Ragione