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PRIMO CITTADINO E PRIMO A SBAGLIARE

IL MINUTO SUCCESSIVO ALLA CONQUISTATA LIBERTA’

Mai come negli ultimi venti mesi, i sindaci sono stati sostenuti e applauditi. Fin da inizio pandemia, oltre ad aver sopportato enormi responsabilità, si sono giorno e notte profusi per sopperire ai bisogni dei cittadini. Hanno preso decisioni atte a contenere il virus, dovendo interpretare le, a volte confuse, dirette televisive dell’allora Presidente del Consiglio Conte; hanno interloquito con gli enti sanitari per i dati relativi all’emergenza; hanno contattato con qualsiasi mezzo gli abitanti, hanno comprato, spesso di tasca propria, guanti e mascherine da distribuire alla popolazione.
Poi sono arrivati i vaccini e con loro una certa confusione. Invece di tirare un respiro di sollievo, alcuni politici locali – per fortuna un’esigua minoranza – hanno preferito dar credito a timori e paure, quelle sul vaccino, che non hanno ragione d’esistere.
Un amministratore comunale è riuscito addirittura a risvegliare un popolare e azzeccassimo detto: “nella vita puoi anche fare mille cose giuste, ma ti ricorderanno sempre per l’unica cosa sbagliata”. Il fatto? Un sindaco veneto, che non dispone del Green Pass in quanto ha rifiutato il vaccino, ha pensato bene di far montare un gazebo davanti il Municipio per ricevere i cittadini. Dice che lo può fare per diritto, ma oblia il dovere: chi veste i panni di sindaco è per legge responsabile della sanità pubblica e in ragione della sua carica istituzionale diventa un basilare punto di riferimento per i suoi amministrati. Proprio per questo deve in ogni modo evitare comportamenti, anche personali, assurdi e sbagliati.
Quando va a farsi benedire la responsabilità, sanitaria o politico-amministrativa che sia, capita che la gente cada preda di una irresponsabile confusione. Ne consegue che il dibattito tra chi vuole e chi non vuole il passaporto vaccinale sia per molti aspetti surreale e debba terminare quanto prima. Il vaccino va fatto.
Andy Warhol era convinto che tutti, prima o poi, avranno i loro quindici minuti di celebrità. Tuttavia la foga di procurarseli subito, installando un gazebo al posto di un ufficio comunale preposto al ricevimento dei cittadini, ci induce a capire che, a volte, è al sedicesimo minuto che per qualcuno iniziano i guai, soprattutto se il sindaco è anche medico.

Matteo Grossi
LA RAGIONE