Caso strano della vita è cambiare più volte opinione. Giusto farlo, significa che la ragione funziona, ma se invece di migliorarti peggiori il caso, da strano, diventa patologico.
Matteo Salvini, in veste di ministro dell’Interno, firmò il DEF (Documento di Economia e Finanza) dove chiedeva di disporre di 165mila immigrati in più ogni anno. Un buon passo avanti. Cadere nuovamente in errore, promettendo di difendere i confini dall’arrivo di immigrati, significa fare due passi indietro. Marco minuti, uno dei migliori ministri dell’Interno degli ultimi tempi, si è dato molto da fare nel campo dell’immigrazione. Con lui gli sbarchi diminuirono. Con Salvini la discesa continuò perché alcuni sbarchi furono dirottati altrove grazie a misure intercorse con l’Unione Europea. Lo tacque. Nella confusione tra definizioni e termini, in cui il soggetto è sempre il diverso, usare lo stesso concetto per dire che il problema dell’Italia è intervenire col blocco navale genera ipocrisia, tuttavia sappiamo già come andrà a finire il cavallo di battaglia di Giorgia Meloni: viola il diritto internazionale. Con una classe dirigente all’altezza del problema, che, intendiamoci, non è emergenziale ma gestionale, avremmo da guadagnarci; con una classe dirigente leale e veritiera, tutti saremmo a conoscenza che la Germania accoglie molti più immigrati di noi italiani.
La capacità politica consiste nel trovare decisioni rapide e di buon senso e, costituzione alla mano, senza chiedere il parere al proprio elettore. Siamo una Repubblica parlamentare e non una dittatura populista.
Matteo Grossi
Scritto per La Ragione