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SINDACI ALLE PRESE CON I TAGLI

Addirittura il governo chiede indietro i soldi dell’emergenza Covid –

Il 2025 non sarà un buon anno per i sindaci. Si vocifera di tagli significativi da parte del governo e, se così fosse, questo potrebbe creare difficoltà alle amministrazioni nel gestire i bilanci comunali, con impatto sui servizi pubblici e sugli investimenti locali. Sotto tiro vi è il “Fondo di solidarietà comunale” che ridistribuisce le risorse dai Comuni più ricchi a quelli con meno capacità fiscale. Un ottimo strumento per evitare che le amministrazioni con scarse entrate tributarie non riescano a fornire servizi adeguati ai propri cittadini, causando diseguaglianze sul piano dei diritti e su quello della qualità della vita. Ma ciò che preoccupa di più è il “Contributo per investimenti in opere pubbliche di messa in sicurezza degli edifici e del territorio”, istituito dall’articolo 1 della legge di bilancio 2019, che sostiene i Comuni nell’attuazione di investimenti strategici per l’efficienza energetica, per la messa in sicurezza degli edifici pubblici, delle strade e delle infrastrutture e per la prevenzione dei dissesti idrogeologici. Inizialmente, per i piccoli Comuni al di sotto dei 5mila abitanti, la risorsa ammontava a 80mila euro. Tuttavia, nel corso del tempo, la somma è stata progressivamente ridotta fino ai 54mila euro di quest’anno. E si prevede che nel 2025 possa addirittura essere eliminata. Se ciò avverrà, i Comuni si troveranno con risorse insufficienti per portare a compimento i progetti già pianificati, faticheranno a intervenire sulle manutenzioni ordinarie o per rispondere a emergenze territoriali quali frane e alluvioni.
La preoccupazione di un sindaco nel non riuscire a garantire i servizi essenziali ai cittadini può trasformarsi in paura, alimentata dal timore di non soddisfare le aspettative e le necessità della comunità. Di più, c’è il rischio di danneggiare economicamente alcune famiglie in quanto l’unica decisione da prendere, se non si vuole affondare, è quella di rivedere le aliquote per aver una maggiore entrata fiscale.
Ma la barzelletta arriva ora. Dispiace ricordare al lettore i tempi in cui i sindaci erano in prima linea durante il Covid, ma certe cose vanno fatte conoscere. In quei mesi lo Stato erogava ai piccoli Comuni contributi straordinari pari a 50mila euro. Tale somma serviva per fronteggiare l’emergenza sanitaria garantendo la continuità dei servizi pubblici. Gli amministratori hanno sostenuto economicamente le
persone fragili e chi aveva perso il lavoro a causa delle restrizioni. Poi, sempre con quei soldi, hanno comprato mascherine, igienizzanti e servizi per sanificare asili, scuole, uffici comunali, strade, piazze e spazi pubblici. Hanno inoltre acquistato software per potenziare la tecnologia per la gestione dei servizi, per comunicare coi cittadini tramite gli sportelli online e per lavorare in smart working, soprattutto durante il lockdown.
Una volta rendicontate tutte le spese, lo Stato – invece di ringraziarli per aver speso bene le risorse – chiede agli amministratori di restituire una buona parte di quelle somme. Ma perché? Non era previsto. A giudicare dalle premesse, l’ormai imminente 2025 non sembra prospettarsi come un anno positivo né per i sindaci né per i cittadini.

Matteo Grossi
Scritto per La Ragione