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SINDACI RESPONSABILI

Verde pubblico, sicurezza e tragedie – 

Dopo un nubifragio come quelli dei giorni scorsi nel Nord Italia si piangono le vittime, si contano i danni, si cercano i responsabili. Già: di chi è la colpa? La legge è chiara: responsabile è colui che ha in carico la custodia del bene. A lui viene addebitata la responsabilità civile, in ordine ai danni materiali alle cose. Per la responsabilità penale serve invece un’azione giudiziaria. Senza girarci attorno: se il bene è pubblico – e tali sono gli alberi lungo i viali e nei parchi cittadini – il responsabile è il sindaco. È pur vero che la normativa distingue tra un albero caduto a causa di malattia, quindi in sospetta negligenza di chi avrebbe dovuto prendersene cura, o per un violento nubifragio. Questa è materia per cui rivolgersi alla giurisprudenza. Il dato di fatto è l’ormai acclarata difficoltà di bilancio in cui versa la stragrande maggioranza dei Municipi italiani, circostanza che non consente un’adeguata manutenzione del patrimonio floreale in capo all’amministrazione comunale.
Una legge non va certo cambiata ogni volta che vada a sfavore di un primo cittadino. La via maestra è piuttosto nella prevenzione. E qui è il busillis: oggi prevenire, ossia monitorare il patrimonio arboreo e floreale di un Comune, ha un co- sto insopportabile per un ente locale. Delle due l’una: o lo Stato aiuta i sindaci a manutenere il verde pubblico o il prossimo nubifragio avrà effetti identici, se non peggiori del precedente.
Anche nel Comune che amministro vi sono splendidi alberi centenari, orgoglio di tutti i cittadini. Nella piazza dell’asilo, da circa 200 anni c’è una grande magnolia. Più in là, un viale di tigli: se uno di questi fosse in un giardino privato, la sua vita potrebbe raggiungere i 200 anni. In un luogo pubblico, dove la sola manutenzione è la difesa dai parassiti, la sua vita non supera gli 80. Visto che è l’età del viale in questione, una costosissima perizia eseguita da professionisti agronomi forestali mi ha confermato ciò che temevo: una forte folata di vento potrebbe abbattere quei tigli. Perciò, da sindaco, dovrò passare ai fatti. E chi se ne importa se tagliando qualche pianta rischierò il consenso elettorale: meglio prevenire che trovarci a piangere un concittadino.
Non ci dormo la notte. Vorrei che così fosse anche per chi, in Parlamento, ha il potere di dare una mano concreta a migliaia di sindaci costretti a raschiare il fondo del barile.

Matteo Grossi

Scritto per La Ragione