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SOLDATESSE CON I RUSSI SOTTO I TACCHI

Può anche essere che da noi, mondo tecnologico ma distratto, le notizie arrivino con un poco di ritardo. Sta di fatto che già a febbraio di quest’anno l’Ucraina aveva segnato il  record di  donne  che  avevano deciso  di  arruolarsi nell’esercito.  I  dati  ufficiosi  ci  dicono  che quelle che hanno fatto la stessa scelta nelle ore immediatamente successive all’invasione sono state +15% rispetto ai colleghi maschi. Oggi le donne soldato sono più di 30mila. Tra loro ci sono anche quelle che il 3 luglio 2021, durante la parata militare voluta dal Ministero della Difesa ucraino, calzarono volontariamente le scarpe coi tacchi sotto la mimetica. Ivanna Medvid commentò: «Per la prima volta, l’addestramento si svolge con scarpe con il tacco. È leggermente più difficile rispetto agli scarponi dell’esercito, ma ci stiamo provando». Tutto normale, tenuto conto che Kiev organizzava una sfilata per celebrare i 30 anni della sua indipendenza dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica. Nessuno lo disse ma lo capimmo: fu un segno di libertà. Le donne ucraine hanno imparato a essere libere ma anche a combattere e a maneggiare armi e artiglieria pesante. Non vogliono essere sottomesse, combattono per la loro terra, per la loro famiglia e per il loro Paese. Oggi stanno mettendo al sicuro i propri figli affidandoli alla nostra Europa. Solo allora percorrono a ritroso i corridoi umanitari per abbracciare le armi e difendere il loro destino. Se ci pensiamo bene, la scena è inimmaginabile appunto perché noi non l’abbiamo mai vissuta.

Matteo Grossi

La Ragione