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UN POMPIERE AMMAZZATO DA UN INVASATO

Corey Comperatore –

L’odio è un sentimento costantemente al centro della vita umana, tanto individuale quanto collettiva. Anche nelle società apparentemente evolute e civilizzate del nostro secolo questo stato emotivo è presente nella vita ordinaria: dallo sport ai luoghi di ritrovo e alle appartenenze sociali, fino ad arrivare alla politica.
E a causa di quest’ultima, durante il discorso di Donald Trump a Butler, l’odio ha viaggiato ad alta velocità (oltre 950 m/sec alla bocca della canna) verso il palco su cui parlava il candidato repubblicano. Quella pallottola era piena di risentimento, rancore, ripugnanza, astio, livore, ostilità, disprezzo e antipatia. Un atto da condannare, sempre. Figuriamoci quando uccide un civile, un uomo, un padre che sedeva con la propria famiglia alle spalle dell’ex presidente. La vittima è un ex Vigile del Fuoco con un lavoro appena portato alla pensione, una missione che ti prende a colpi ogni giorno, moralmente e fisicamente. Si chiamava Corey Comperatore e dal cognome sono intuibili le sue radici con l’Italia, più precisamente con la Calabria.
Se n’è andato per colpa dell’odio di uno studente «solitario e vestito spesso in abiti mimetici»: così lo ha descritto un ex compagno di scuola. Un minuto di silenzio, da parte dei Vigili del Fuoco italiani, sarebbe un gesto di vicinanza ai parenti. Un gesto più forte dell’odio dacché, prima di andarsene, quel loro collega ha concluso la sua ultima missione: quella di difendere la propria famiglia.

Manfredi De Bardi
Scritto per La Ragione