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VIGILI NEL FUOCO

 In questo questo millennio, grazie alle tv e ai social, tutti i nostri occhi sono sugli schermi. Riusciamo a vedere chi attacca e chi si difende, chi si serve dei corridoi umanitari per scappare e chi per tornare. La nostra immaginazione passa in secondo piano, non ci serve perché la guerra è in diretta. Mentre quattordici navi della Marina russa, più una nave corazzata, attaccano al largo di Odessa, i reporter diffondono le immagini di civili che si mettono in salvo, di altri intrappolati e di altri ancora che avanzano controcorrente per salvare il salvabile. Questi ultimi sono i Vigili del Fuoco; correre là, da dove la gente scappa, fa parte del loro lavoro, del loro spirito. Sono figure poco discusse ma molto importanti perché, mentre si intensifica l’offensiva russa e i palazzi prendono fuoco, cercano  di  trarre  in  salvo  i  superstiti  attraverso  un soccorso tempestivo, attivando le procedure di evacuazione. Un corpo non armato che lavora sotto tiro da parte dei russi. Come giorni fa a Zapozizhzhia, nella centrale nucleare più grande d’Europa. Come in queste ore a Odessa.

Matteo Grossi

La Ragione